Come è noto, l'evoluzione del concetto di sicurezza, è legata al mutare strutturale del sistema economico-sociale. La sicurezza, pertanto, è sempre una articolata dimensione del vivere associato relativa. Essa dipende dalle effettive “contraddizioni sociali”, dalle effettive capacità politico-amministrative, in questo caso, locali, cittadine, infine, dalle percezioni degli attori coinvolti (Amministrazione comunale ed organismi sottoposti, Istituzioni che presidiano l'ordine pubblico ed amministrano la giustizia, portatori di interessi economici, commerciali, sociali …), tra i quali non possono essere trascurati i cittadini residenti, anche nelle periferie dell'urbe adriatica.
Il combinato disposto rappresentato da effettive “contraddizioni sociali”, capacità politico-amministrative e percezioni degli attori coinvolti è il parametro corretto che consente di affrontare seriamente la complessa tematica della sicurezza nei contesti urbani e, quindi, anche a Pescara.
Per quanto riguarda il coinvolgimento dei pescaresi nelle decisioni che li riguardano, con l'attuale Giunta municipale siamo all'anno zero. La subcultura politico-amministrativa al governo della città manifesta "analfabetismo partecipativo". Su questioni quali "sicurezza" e "inclusione sociale" ed altre, lo strumento di partecipazione da adottare è senz'altro l'istruttoria pubblica", da tempo previsto in alcuni comuni italiani tra cui Bologna, Modena, Jesi (AN), Vicenza; viene organizzata su un determinato argomento, con sedute pubbliche a cui può partecipare la cittadinanza, con diritto di intervento, possono essere depositati documenti, sentiti esperti; al termine dell'istruttoria viene redatto un verbale con le conclusioni dato ai Consiglieri comunali come base per la loro discussione in aula; è importante sapere che tale modalità di partecipazione alle decisioni politico-amministrative può essere richiesta anche dai cittadini raccogliendo un determinato numero di firme. Lungi dall'attuale Giunta predisporre sul territorio cittadino l'opportunità di coinvolgere e consultare i cittadini interessati.
Prediligere ed anteporre, viceversa, le “volontà” partitiche che non sono in grado di comprendere “laicamente” quali possano essere le disposizioni necessarie per usare determinati strumenti e “forze”, espropriando i cittadini della possibilità di partecipare, ed operare nell'interesse pubblico mettendo in campo esclusivamente il proprio punto di vista (il famigerato pacchetto di misure inserite nei cosiddetti Decreti sicurezza, Legge n. 77/19 del 8 Agosto 2019, GU n. 186 del 9 Agosto 2019. Testo coordinato G.U. n. 186 del 9 agosto 2019) è altamente sbagliato sul piano tecnico-politico e scorretto sul piano dell'agibilità democratica.
A Pescara, il committente della Giunta comunale, la Lega, impone di usare i soldi dei cittadini procedendo sul terreno del disagio reddituale ed esclusione sociale, dell'esasperata stratificazione ed emarginazione e dei diffusi bisogni di Welfare, con modalità poliziesche senza una diagnosi dettagliata della situazione (mancano i dati di una correlazione tra disagio e criminalità, ad esempio, che truffaldinamente si dà per scontata) con un esborso milionario per l'erario. Inoltre, c'è da segnalare un ulteriore deficit di "cultura amministrativa": la Giunta municipale evita di adottare il “bilancio partecipativo” per promuovere il protagonismo dei cittadini alle politiche pubbliche locali, e in particolare, al bilancio preventivo dell’Ente, cioè alla previsione di spesa e agli investimenti pianificati dall’Amministrazione comunale.
Perché viene evitato ? È presto detto: per utilizzare e spendere i soldi di tutti nelle disponibilità della cassa comunale in modo arbitrario, seguendo gli “istinti” del Partito guida, ignorando le impellenti necessità della cittadinanza. Si può parlare di “bilancio partecipativo” solo quando su un territorio viene praticato un percorso di dialogo sociale che tocca il “cuore” economico/finanziario dell’Amministrazione comunale, puntando a costruire forti legami “verticali’ tra istituzioni ed abitanti, e contemporaneamente solidi legami “orizzontali” tra i cittadini le loro organizzazioni sociali. Tutto ciò è negato ai cittadini pescaresi ai quali viene impedito di pronunciarsi su come il Comune deve spendere nell'interesse dell'intesa comunità e non dei Partiti che amministrano la città.
Nella fattispecie dei provvedimenti adottati dalla Giunta Masci sulla "sicurezza", sono palesi l'arbitrio e l'intento propagandistico. L'estesa gamma di limitazioni dello stato di benessere, infatti, per alcune persone non si traduce affatto in una tendenza necessariamente criminogena. Una buona Amministrazione pubblica, tutto deve fare tranne che fomentare la convivenza incivile tra chi ha troppo e chi nulla, a partire da un alloggio dignitoso.
Indifferenti alla pauperizzazione di interi stati di popolazione, l'attuale Giunta pescarese vuole cristallizzare le disuguaglianze, inidonea ad intervenire sulla ridistribuzione delle risorse disponibili, non decidendo di ampliare l'offerta di servizi sociali, non concedendo spazi di aggregazione, non consolidando il sostegno alle persone ed ai gruppi sociali in difficoltà, negando diritti civili e, paradossalmente, rendendo pseudolegale il “concetto” di esclusione sociale.
Affidandosi alla propria “percezione” del fenomeno, la Lega ed i suoi sodali di Giunta, sta creando in città uno stato di tensione (con il sostegno esterno fornito, a suo tempo, dal Consigliere regionale Domenico Pettinari del M5S) ingiustificata rispetto ai dati di realtà; la politica sociale dell'Amministrazione comunale si esplicita in una sorta di “repressione preventiva” (vedere articolo: “Piena solidarietà allo sPaz di Pescara: Dichiarazione di Giovanni Dursi contro le politiche securitarie del Governo che violano la Costituzione”, su PescaraNews.net) verso chi – ad oggi – ha meno e nessuna tutela. Inoltre, è palese il tentativo di far credere all'opinione pubblica non accorta che non esista più sicurezza certa e che essa possa essere ottenuta solo in questa guisa, con polizia e ruspe. Tale agire unilaterale è insostenibile per una città come Pescara che necessita di un ampliamento del sistema di Welfare universalistico, piuttosto che chiudersi come se fosse una fortezza per pochi ricchi a difesa della loro proprietà privata. La Giunta Masci alimenta un'inaccettabile psicosi pubblica dell'accerchiamento.
Come si è già scritto (vedere articolo: “La titubanza e l'alterigia della Giunta Masci sono un danno per Pescara”, su PescaraNews.net), l'opinione pubblica italiana tende oggi a sottovalutare e quasi a negare, più o meno coscientemente, che ci siano situazioni di povertà. Ciò in parte è certo dovuto (CENSIS) a fatti soggettivi di rimozione delle verità scomode e di slittamento verso il meglio delle aspirazioni individuali e collettive; ma è dovuto (è inutile nasconderselo, non volendo, peraltro, ad ogni costo accentuare i lati negativi dell'attuale periodo), ad una situazione congiunturale in cui:
- si è quasi spenta l'eco del «boom immisurabile dell'economia sommersa» e la capacità di tenuta-rilancio del nostro tessuto socio-economico, profondamente radicato in mille rivoli di risorse ed energie insospettabili; ciò ha prodotto una facile accondiscendenza verso esiti quasi inevitabilmente sufficienti degli attuali processi di degrado materiale ed immateriale del corpo sociale;
- la tendenza ad un riflusso nel privato, che investe tutto l'occidente, ha trovato nei comportamenti delle giovani generazioni un alibi decisivo per l'emergenza e la codificazione di un generale appiattimento della società nella non-partecipazione e nel non-coinvolgimento responsabile, colorandosi di consumismo parossistico ed egoistico e di varianza soggettiva dei comportamenti che sono modelli tipici delle società opulente in crisi, che non sopporta i “diversi”;
- la prolungata immersione nella «vacanza di governo» ha disinteressato la società civile e mostrato una società politica del tutto insensibile agli stimoli che provengono dal drammatico incalzare della "crisi", della perdita di lavoro, del "fallimento" fiscale dello Stato devastato dai predoni partitici;
- la crisi di efficienza delle strutture di politica sociale non cessa di alimentare mercati privati di servizi primari, all'interno dei quali il «gusto» della personalizzazione delle risposte sociali sembra prevalere sul «disgusto» della mancata garanzia pubblica e della conseguente pesante monetizzazione delle prestazioni, affermando l'inaccetabile diritto alla salute ed al benessere per pochi.
In tutto questo che – oggettivamente – si sta realizzando, la destra politica al governo di Pescara ed i suoi burattini extraparlamentari, in tutte le sue espressioni, ci sguazza. L'opposizione sociale e politica della città deve reagire alla svolta autoritaria.
Prof. Giovanni Dursi
Docente M.I.U.R. di Filosofia e Scienze umane